IL BANCHETTO DI GALA

****Argenti, cristalli, porcellane per una serata speciale**** Passeggiata storica nei corridoi del gusto.


lunedì 9 aprile 2007

Pasqua delicata in rosa

 

Pasqua in famiglia, certo, ma non per questo meno curato l'apparato gastronomico, con scelta di vivande accurata come sempre ed una apparecc


FOTOGRAFIE


 

COME IMBANDIRE
UNA TAVOLA

 

BICCHIERI
PARTICOLARI 

 

 

hiatura che vede nel rosa il suo colore predominante. Un trionfo di ranuncoli che quasi scompaiono nella loro semplicità, stoviglie di porcellana di SIA dal decoro antico,bicchieri di vetro (non cristallo) originali fine ottocento. Posate e argenteria varia, ma tutto con una patina di vissuto,all'insegna del più rigoroso vintage, accanto a tovaglioli di puro lino cifrati.
Menù tipico, con accenti regionali: salame campan
o accompagnato da pecorino nocerino e purè caldo di fave - pane farcito ai salumi piccanti - frittini di zucchine e melanzane in velo di pastella (specialità di Danilo)- torta pasqualina - agnello in tegame con piselli- trionfi di formaggi- insalate varie - e naturalmente uovo sodo benedetto.
Di seguito dolci di vario genere: dalla ciambella rigorosamente fatta in casa la mattina presto alla pastiera napoletana, e per finire cioccolata di tutti i tipi.

giovedì 1 marzo 2007

Il Banchetto di nozze di Lorenzo de' Medici e Clarice Orsini
 

Il 14 giugno 1469 si celebrarono nella chiesa di san Lorenzo
a Firenze le nozze di lorenzo con Clarice Orsini, una ragazza dell'aristocrazia romana che la madre Lucrezia Tornabuoni
ha scelto per lui.
 
L'avvenimento si celebra con favolosi festeggiamenti.Li precedono molti giorni di preparativi e di regali, offerti dal contado e dalle città toscane.
 
“Arrivarono al Palazzo di Via Larga centocinquanta vitelle, quattromila fra galline e papere, pesci, cacciagione e moltissime botti di vini "nostrali e forestieri" che Lorenzo generosamente distribuì al popolo anche prima di imbandire i veri e propri banchetti che si svolsero dalla domenica al martedì. Questi festeggiamenti fastosi sono richiesti dall'importanza della stirpe Orsini cui appartiene la sposa Clarice che fa il suo ingresso al palazzo a cavallo, accompagnata da un corteo di cavalieri. Le finestre della camera di Lorenzo sono ornate di rami d'olivo, simbolo di pace. Vengono allestiti cinque banchetti nel portico, nella loggia e nel cortile del palazzo; le tavole delle dame e quelle dei cavalieri - come vuole la regola del tempo - sono rigorosamente separate. Il tavolo della sposa si trova nella loggia e ad esso sono sedute cinquanta giovani nobildonne, mentre quelle anziane siedono all'interno del palazzo presiedute dalla madre dello sposo, Lucrezia Tornabuoni; nell'androne sono i giovani con Lorenzo e Giuliano e in altro tavolo gli anziani della città. Ma altre mense imbandite di vivande sono sistemate sia all'interno del palazzo sia sulla strada onde tutta la città - anche quella dei popolani - possa godere di questi festeggiamenti. Tutte le portate sono precedute da squilli di tromba; i portatori si fermano ai piedi dello scalone e solo a un cenno stabilito dello scalco si dirigono parte al piano superiore e parte nelle logge in modo che le vivande a un tratto si posavano in ogni luogo. Anche l'apparecchiatura della tavola è accuratissima. Circondavano il David, la famosa statua bronzea di Donatello, alte tavole ricoperte da tovaglie; agli angoli enormi bacili d'ottone con i bicchieri; così anche è apparecchiato nell'orto attorno alla fontana. Sulle tavole una grande tazza d'argento colma d'acqua per rinfrescare bicchieri e bibite. Poi eravi le saliere d'ariento, forchette e coltellerie, nappi e morselletti e mandorle confette: confettiere pe' pinocchiati. Ogni tavolo era inoltre rallegrato da danze, musiche e piccoli spettacoli.
 
L'abbondanza e la generosità dei festeggiamenti per le nozze di Lorenzo de' Medici e Clarice Orsini sancirono in qualche modo la politica di relazione fra la città e la Signoria che la governava basata sulla magnificenza.

domenica 4 febbraio 2007

Qualcosa di dolce

 
Charlotte mignon al cioccolato

 
Ingredienti per 4 persone: 150 gr di savoiardi
100 gr di cioccolato fondente
1 uovo intero
2 albumi
1 dl di panna fresca da montare
caffè


 


 
 

 


Tagliate il cioccolato a pezzetti e mettetelo in una ciotola capiente di vetro o di porcellana con 2 cucchiai di panna. Sistemate la ciotola a bagnomaria sopra una pentola con acqua bollente (ma a fuoco spento) e lasciate riposare coperto finché il cioccolato sarà fuso.
Separate il tuorlo dall'albume. Montate i tre albumi a neve ben ferma con una frusta elettrica. Unite al cioccolato ancora caldo prima il tuorlo e quindi gli albumi. Mescolate delicatamente con il cucchiaio, sollevando l'impasto dal basso verso l'alto per non smontarlo. Unite infine la panna montata.
Tagliate i biscotti savoiardi in due e intingeteli nel caffè . Sistemateli sulle pareti di 4 stampini individuali (oppure 4 bicchieri un po 'svasati) e riempite con la mousse.
Riponete in frigo per almeno 4 ore prima di servire. Al momento di servire, passate la lama di un coltello tra i dolci e le pareti degli stampi e rovesciateli con un colpo secco. Decorate eventualmente con cioccolato grattugiato e/o con panna montata.

 
Da gustarsi con un'ottima tazza di the Darjeeling o Assam,eccellenti entrambi con torte di vario genere e creme. Io preferisco il semplice English breakfast, miscela di the nero adattissima a tutti i momenti della giornata.

Le buone maniere nella tavola medioevale

 

 
….. e ricordati di pulirti la bocca prima di bere dal bicchiere.
Ecco una delle raccomandazioni che nel tardo 1200 un anziano signore dà ad un giovane che vuole ben figurare nell'alta società dell'epoca.
Consiglio che tutto oggi vale e che ha passato indenne il corso dei secoli.

Infatti già nel Medioevo vengono codificate una serie di regole di buona educazione a tavola.
Si consideri che l'apparecchiatura della tavola consisteva in un tavolaccio su dei cavalletti, e due serie di tovaglie che ricoprivano il piano.Per ogni commensale veniva posta una ciotola di ceramica o di legno stagionato dove era servita la zuppa o qualsiasi piatto a base di brodo.
Un secondo e un piatto piano era messo sotto alla ciotola, e poteva essere sia di ceramica che di legno. In alcuni casi si utilizzavano dei piatti fatti di un pane speciale chiamati Mense ( da qui la nostra parola mensa!).Infine veniva messo a disposizione del commensale un cucchiaio e era cura dell'invitato portarsi un coltello. Ogni due persone era posto un boccale da cui sorbire le bevande.L'apparecchiatura,come si può notare ,era molto diversa da quella che attualmente definiamo come il minimo indispensabile per poter mangiare.

Infatti la nostra preziosa forchetta nasce a Venezia nel tardo trecento mentre il coltello viene posto a fianco del commensale solo dal seicento in avanti.Il tovagliolo era già conosciuto, e utilizzato, ma era una chicca solo per i più ricchi.Con questo tipo di preparazione era necessario conoscere un minimo di buone maniere per non mettere in imbarazzo gli commensali.

 

Di conseguenza nasce il così detto galateo dove le regole più importanti erano:

  • Quando mangi non parlare con la bocca piena, ma mastica silenziosamente senza far vedere cosa hai in bocca.

  • Pulisciti la bocca prima di bere, in modo tale da non mettere in imbarazzo il tuo vicino che si servirà della stessa coppa.

  • Non nettarti le dita sulla giubba o sulla tovaglia, ma puliscitele sul tovagliolo e lavale nell'acquamanile.

  • Non pulirti i denti con il coltello e non emettere nessun rumore sgradevole che possa indurre il tuo vicino ad avere schifo di te.

  • Non prendere il boccone più grosso e non rovistare nelle parti già tagliate cercando la più prelibata.

  • Sii accorto a non sporcare ne' il tuo vestito ne quello dei commensali.                
     
  • Non stropicciare il tovagliolo e non fare dei nodi con lo stesso, ma usalo per pulirti la bocca e le mani.                                                                              

 

Questo galateo, che in gran parte si può applicare ai nostri tempi, ci ricorda che certi comportamenti a tavola erano sgraditi anche nel 1200.Le stesse regole di buona creanza vengono elencate nel Menanger de Paris scritto nel tardo 1300, dove un marito insegna alla giovane moglie a tenere decorosamente la casa, a cucinare e a preparare la tavola come si deve.


 

E infatti, se ci pensiamo, cosa c'è di più bello, nell'andare a cena,
di una tavola preziosa e bellissima?

domenica 7 gennaio 2007

Polvere e vino d'ippocrasso

 

 
ingredienti

1 lt di vino rosso di ottima qualità, oppure bianco secco
150 gr. di zucchero in polvere
8 gr. di cannella
8 gr. di zenzero o un pezzetto di zenzero secco
1 pezzetto di galanga secca oppure di zenzero fresco

procedimento

Macinare fini le spezie o mischiarle insieme se sono già in polvere. Mettere il vino in una zuppiera, aggiungere lo zucchero in polvere e le spezie. Mescolare e lasciar riposare per circa 2 ore.
Filtrare più volte di seguito in una garza messa in doppio strato, finchè il liquido risulti perfettamente limpido.
Imbottigliare e mettere in fresco. Lasciar riposare qualche giorno prima di consumare


L'ippocrasso e il chiaretto sono vini speziati, indolciti con zucchero o miele, che si servono soprattutto a fine pasto insieme a confetture, dolciumi, cialde. Non se ne deve abusare, data la loro "robustezza". Da usare come digestivo o bevanda introduttiva dei pasti di Natale.
Eccellente per riscaldare gli animi nelle serate invernali.
Da servirsi in bicchierini da rosolio.

 

lunedì 1 gennaio 2007

Appena nato


Primo giorno del mio blog. Speranze,timori, voglia di fare e disfare, ma soprattutto di
condividere esperienze, sensazioni e sentimenti.
Parlare di un po
' di tutto, in primis di cucina storica, di cerimoniale barocco, di banchetti rinascimentali, di "manuali da chef"da evitare e di tutto quello che ci verrà in mente, ed ancora ricette cinematografiche e tatrali, storiche, d'autore e da amatore.
Con un po' di aiuto da parte di tutti, ma specialmente di coloro che hanno fatto della gastronomia una materia di studio, perché il buon gusto a tavola, con perseveranza, si può imparare.

Andiamo a cena

 

Qualche giorno prima della fine dell' anno. Amici importanti che arrivano da Roma, scelta di un posto carino per la cena. Scoperto , provato ed apprezzato FILIPEPE, ristorantino in via san niccolò, adatto a chi cerca un locale stravagante ma raffinato.
Gentilezza, accoglienza ineccepibile, sorrisi e cortesia. Bello l'ambiente, carino l'allestimento, particolari le sedie, tutte diverse l'una dall'altra, alcune vintage, altre barocche, troni e shabby chic. Siedo io sul trono, comodissimo. Ci vogliono 20 minuti per studiare il menù ( io ci metto meno, perchè mi ero avvantaggiata su internet ) ma poi scegliamo tutte cose buone, di gusto e preparate in maniera scenografica.Significativo il secondo, calamari alle tre cotture, tre diversi modi di cucinare il calamaro, anche se la piastra era un po' troppo dura la preparazione era carina e originale. Eccellenti i dolci, palma d'oro al bocconotto caldo ripieno di lamponi accompagnato da gelato al fico d'india. La spesa 150,00 da dividere in 3 e1/2, comprensiva di una bottiglia di buon rosso e 3 bicchieri di bianco.Bella serata, ambiente adatto ad un 'ottima compagnia. I miei amici sono rimasti entusiasti.

nota del gourmet: la cena di per sè non è stata strepitosa, buona ma alcune cotture da rivedere.Davvero molto accattivante tutta la mise en scène, dalla location all'accoglienza.